Biographien Notburga von Rattenberg
*1265 a Rattenberg
+1313 a Rattenberg
unica Santa del Tiralo
In anni recenti – per la precisione nel 1999 e nel 2008 – alla popolare santa tirolese Notburga le Poste Austriache hanno dedicato due francobolli: quello da 20 Groschen (prima dell'entrata in vigore dell'Euro), e poi quello da 55 centesimi. Ma la venerazione di questa prodigiosa donna vanta una lunga e ricca tradizione. Come matrona delle lavoranti agricole e della classe contadina ancora oggi la si invoca nei frangenti difficili, per esempio in caso di malattia – non importa se umana o animale – nonché in caso di minaccia di temporali.
Notburga nacque nel 1265 a Rattenberg nel Tirolo (allora apparteneva alla Baviera), figlia di modesti cappellai. A 18 anni giunse al castello di Rottenburg, dove lavorò come aiutante in cucina. Era diligente e religiosa, e veniva stimata molto da sua Signoria il conte Heinrich I e da sua moglie. Distribuiva pane e vino ai poveri ed era adorata da tutti per la sua mitezza. Tutto però cambiò quando divennero signori del castello Heinrich II e la contessa Ottilia, che proibirono alla serva di casa ed eccellente cuoca di aver cura dei poveri e la cacciarono dal castello. Notburga lasciò il castello di Rottenburg con quel poco che possedeva e cercò rifugio nella chiesetta di Rupert a Eben, che si trovava sull'altra sponda dell'Inn e che spesso aveva intravisto dal castello. Dopo aver concordato con il contadino di non dover lavorare nei giorni festivi e di domenica, accettò il posto di serva agricola presso lo “Spießenbauer”, dove rimase per cinque anni.
In questo periodo nella superba Rottenburg capitarono molti eventi funesti. Parecchi abitanti del castello lo abbandonarono, i maiali furono contagiati dalla peste suina, il fratellastro di Ottilia diede fuoco al castello e Ottilia stessa si ammalò gravemente, giungendo in punto di morte. Appena Notburga venne a sapere la notizia, si affrettò a raggiungere la Rottenburg per offrire alla contessa il suo perdono, che Ottilia accettò con grande gioia prima di volgere l'anima a Dio. Dopo la morte della contessa Notburga ritornò a Eben.
Il conte Heinrich, risposatosi con Margarethe von Hoheneck, con cui viveva un matrimonio sereno e felice, pregò Notburga di tornare al castello. Notburga accettò la sua offerta soltanto dopo che le fu garantito che si sarebbe potuta occupare nuovamente dei poveri. Nel castello rimase a servizio per 18 anni come cuoca e come educatrice dei cinque figli di Margarethe, e potè dedicarsi indisturbata alle sue pratiche di assistenza ai poveri. In un
documento dell'anno 1337 si legge che i conti di Rottenburg si erano impegnati ad assistere i poveri che in un primo tempo erano 300 e poi addirittura 500. Prima di morire, Notburga riuscì a far riappacificare i due fratelli conti di Rottenburg.
La santa viene venerata in particolare nella chiesa di S. Notburga a Eben sul Lago di'Achen in Tiralo, tuttora frequente meta di pellegrinaggio. Sull'altare maggiore della chiesa tardobarocca si trova un'imponente urna per reliquie che contiene lo scheletro della santa. Notburga è vestita di preziosi abiti con ricami d'oro e regge i suoi peculiari simboli: nella mano destra alzata la santa tiene la falce, con la mano sinistra regge il lembo del grembiule pieno di pane, dall'avambraccio sinistro pende un recipiente.
L'importanza della santa si può dedurre dal fatto che la sua figura trova rappresentazione non solo in ambito prettamente religioso con quadri, immagini votive e litografie, statue sugli altari, mosaici in vetro sulle finestre delle chiese, cassette per le elemosine, campane delle chiese, medaglioni, acquasantiere e monete di pellegrinaggio, ma anche in ambito “profano”, con la sua immagine che campeggia su oggetti di uso quotidiano come le saliere, le ceramiche per stufe, gli armadi rustici, i segnalibri di seta per libretti di preghiere. Esistono anche “santini” di Notburga da inghiottire o inalare: si tratta di piccole immagini quadrate (2 x 2,8 cm) che venivano usate nella medicina popolare di ispirazione religiosa e spesso facevano parte delle farmacie domestiche. Si riteneva che l'assunzione dei santini – per bocca o per inspirazione – permettesse alla miracolosa forza guaritrice di Notburga di esprimersi in modo più efficace e “diretto”, per così dire. Piccole falci d'argento di S. Notburga venivano portate come amuleti alle catene degli orologi e alle corone del rosario. Anche molte canzoni, preghiere e litanie testimoniano la profonda devozione che legava le persone semplici a questa santa.
Secondo la leggenda S. Notburga ha compiuto tre diversi miracoli. Il primo è entrato nella storia come il miracolo dei trucioli. Mentre era intenta a portare ai poveri pane e vino, Notburga incontrò il conte Heinrich II a cavallo con il suo seguito. Lui si fermò e le ordinò di mostrargli cosa tenesse nel suo grembiule. Aveva infatti l'intenzione di smascherarla come una ladra, ma nel grembiule non trovò altro che trucioli. Questo miracolo svela quanto fosse gradita a Dio l'indole sociale di Notburga. Il miracolo successivo è di certo quello più noto: si tratta del cosiddetto miracolo della falce ed è un esempio di “protosindacalismo”. Un giorno i braccianti del contadino, tra cui anche Notburga, furono costretti a proseguire il lavoro di raccolta anche dopo il suono delle campane, che era l'orario concordato per il riposo e la preghiera. Notburga fu l'unica ad avere il coraggio di deporre il suo attrezzo di lavoro, la falce. Il contadino si intestardì e ordinò di continuare con il taglio del grano. Allora Notburga chiese a Dio di mandare un segno. È la falce, sollevata da Notburga verso il cielo, rimase miracolosamente sospesa per aria. Il terzo miracolo avvenne dopo la morte di Notburga e viene definito il miracolo della mistica. Per suo espresso desiderio la bara di Notburga venne caricata su un carro. Dei buoi l'avrebbero dovuta trasportare al luogo dove, in base a una preveggenza, avrebbe dovuto essere sepolta. Quando il carro, partito da Rat-tenburg, arrivò all'Inn, il fiume si divise e tutto il corteo funebre riuscì a raggiungere sano e salvo l'altra sponda. Il corteo proseguì per Eben, dove i buoi si fermarono davanti alla chiesetta Rupertkirchl. Degli angeli prelevarono la bara dal carro e dal cielo iniziarono a piovere fiori.
La chiesetta Rupertkirchl, una cappella utilizzata nelle soste sulla ripida via per Eben, venne ampliata dopo la morte di Notburga; nel XVI secolo l'imperatore Massimiliano fece ricostruire a nuovo l'edificio sacro. Nel 1735 i resti mortali di Notburga vennero trasportati come reliquia proprio nella chiesa di Eben. I nobili donarono alla chiesa il terreno e finanziarono l'acquisto di arredi per l'altare e paramenti sacri. Nella prima metà del XVII secolo la chiesetta iniziò a divenire meta di un intenso pellegrinaggio. È documentato che spesso le pellegrine e i pellegrini prendevano mucchietti di terra dal luogo della tomba della santa e se li portavano a casa. Altre persone per venerazione lasciavano sul luogo immagini votive. I contadini offrivano il combustibile per la luce perpetua, ma anche generi alimentari per il parroco e per chi arrivava in pellegrinaggio.
Altri luoghi di pellegrinaggio dedicati alla santa si trovavano non solo in Tiralo, ma anche in Stiria, in Baviera, in Slovenia, Croazia e Istria. A Eben sul lago di Achen e a Jegerberg in Stiria l'attività di pellegrinaggio è tuttora viva. A Weissling presso Kollbach in Baviera campeggiano numerose tavole votive che testimoniano l'adorazione per la santa. In Sudtirolo i pellegrini si recano nelle vicinanze di Bolzano, presso il Badi sopra Castel Campegno. Altari di Santa Notburga ornano poi le chiese di S. Andrea e di Brunico, di Fundres e di Stelves. A Hörschwang presso Onach in Val Pusteria si trova una chiesetta dedicata alla Santa con una delle tavole votive più antiche, risalente al 1686.
Santa Notburga viene festeggiata il 13 settembre, in alcune regioni anche il 14. Nell'anno 1862 Papa Pio IX elevò Notburga agli onori dell'altare, atto con cui confermò la venerazione popolare già diffusa. A partire da tale data ogni domenica successiva al 13 settembre a Eben ha luogo la festa di S. Notburga, a cui partecipano numerose pellegrine e pellegrini provenienti da ogni dove.
Molte autrici e autori hanno svolto approfondite ricerche per rintracciare eventuali origini precristiane della Santa. La zona attorno al pescoso Lago di Achen pullula infatti di antiche leggende, e sulle sue rive si dice sia esistito un santuario di Berchta. Per via del simbolo della falce, si ritiene che Notburga possa aver sostituito un'antecedente dea della Luna. Il suo rapporto con i campi e i prati, il grano e il pane richiama inoltre le madri del raccolto, la dea della fertilità Demetra e la romana Cerere. Anche le divinità della morte possono essere intraviste nell'effige della serva agricola: Notburga, la tagliatrice, che con la falce -seguendo l'esempio di Atrapo (moire greche), della Morte (parche romane) e della Skuld (nome germaniche) – spezza il filo della vita.
Chi fa una gita trova sulla passeggiata Notburga e sul sentiero omonimo nei dintorni di Eben una buona occasione di dialogo con la santa.
Traduzione di Rita Gelmi
Author: Ingrid Windisch
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